IL GREST E’ SEMPRE GREST

Ogni anno la parrocchia offre tre settimane di giochi e attività per 250 ragazzi
circa con una settantina di animatori delle superiori e una trentina di adulti.
Ogni anno mi chiedo: ma chi ce lo fa fare? E’ impegnativo a vari livelli, si è
chiamati a rispondere alle più svariate richieste e situazioni, speri sempre che
tutto fili liscio e nessuno si faccia del male (con numeri così alti a volte è un
miracolo). Ma chi ce lo fa fare? Non è che poi alla fine te li ritrovi tutti convertiti,
presenti alla messa alla domenica e all’adorazione in ginocchio al primo
venerdì del mese. Eppure… Rimani stupito nel vedere ragazzotti/e delle
superiori che invece di stare a letto a poltrire, sono i primi ad arrivare al mattino
(assonnati chiaro) per rimettere in moto giorno dopo giorno la “macchina
del grest”. Vedi il loro stare assieme gratuito, relazioni che si intrecciano, passione
per i più piccoli a loro affidati e ti chiedi: ma chi glielo fa fare? Vedi adulti
con alle spalle una famiglia, i problemi di tutti, la fretta nel tentativo di
farci star dentro le 24 ore tante cose: chi glielo fa fare? Allora intuisci che dietro
a tutto questo c’è un’idea, non molto chiara per alcuni, ma presente in tutti.
E’ bello donare qualcosa agli altri o, meglio ancora, donare sé stessi agli altri
con gratuità. Anche se non sempre evidente a tutti è quel seme narrato nel
Vangelo di Gesù che, se caduto in terra e muore, dà molto frutto. E i frutti si
vedranno, magari non subito ma nella loro logica evangelica che risponde più
ai tempi di Dio che ai nostri. Noi vorremmo (e ci piacerebbe) che l’esperienza
rendesse risultati immediati, ma non è così. Alcuni di questi ragazzi magari
finito il Grest non li vedremo più circolare in oratorio ma, nel segreto del nostro
cuore, sappiamo che “qualcosa” rimarrà in loro, se non altro la percezione
di accoglienza e autentica fraternità respirata in questi giorni. E la fraternità
non è mai neutrale, crea rapporti e legami che perdurano nel tempo, e se anche
fosse solo e semplicemente accoglienza dell’umano che è l’altro fratello, è comunque
un segno evangelico forte. Allora: chi ce lo fa fare? Io so che è la Grazia
di Dio che agisce nel cuore di questa folla di volontari, Grazia che agisce
con discrezione, senza imporsi. E’ quel “Vangelo di strada”, “quell’uscire verso
le periferie esistenziali” che stanno nel cuore di Papa Francesco. Quasi a
dire che la Chiesa deve sempre ripartire come fosse sempre agli inizi. Anche
questa è “Grazia”.
Don Luciano

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